“Il
segreto del Bosco Vecchio” narra la storia di un orfano, Benvenuto, al quale lo
zio Antonio Morro, prima di morire, ha lasciato in eredità gran parte del
territorio boschivo di Valle di Fondo; allora il ragazzo viene affidato ad un
altro zio, il colonnello Procolo, un uomo freddo e solitario che nessuno ha mai
visto sorridere, a cui spetta il Bosco Vecchio, il bosco più antico e il più
bello di tutta la vallata, abitato da creature magiche, i geni, capaci di
assumere sembianze umane, da animali parlanti e dal vento Matteo, anch’esso con
capacità di linguaggio. Benvenuto subisce prepotenze dai compagni di scuola ed
è odiato da Procolo, poiché il ragazzo possiede rispetto a lui un’eredità molto
più grande; per questo motivo l’uomo, con l’aiuto del vento Matteo, tenta di
ucciderlo abbandonandolo nel bosco, ma fallisce. Nel corso della narrazione
però il colonnello si evolve, riesce a voler bene al ragazzo e ad apprezzare la
natura, promettendo ai geni del Bosco Vecchio di non abbattere più alberi. Alla
fine Procolo dà la propria vita per salvare quella del nipote, anche se in
realtà questi non si trova veramente in pericolo, ma questo fatto è soltanto
una bugia raccontata al colonnello dal vento Matteo per dimostrare che il
burbero e, inizialmente, malvagio uomo, si è trasformato e non è più intenzionato
ad uccidere Benvenuto. Benvenuto, a questo punto della narrazione, si appresta
ad abbandonare l’età incantata della fanciullezza per inoltrarsi nella
razionale maturità.“Il
Segreto del Bosco Vecchio”, scritto in un linguaggio colloquiale-quotidiano e
con un lessico caratterizzato da frequenti cadenze parlate, appartiene al
genere favolistico, più che al fantastico vero e proprio, poiché in
quest’ultimo il personaggio, e di conseguenza il lettore, si pone costantemente
in bilico tra razionalità e apparenza, tra credibilità ed esitazione, mentre
nel primo il personaggio si trova in perfetta sintonia con la vicenda,
risultano del tutto normali situazioni sovrannaturali, per esempio che il vento
sia capace di parlare. Buzzati attinge, in maniera abbastanza evidente, al
repertorio di Grimm e di Andersen e riprende anche tematiche trattate da De
Amicis (l’infanzia infelice accanto al motivo del collegio e a quello della
cattiveria dei compagni e degli adulti). Come nelle favole, la storia termina
con un lieto fine: il bosco è salvo, Benvenuto è cresciuto e ha superato i suoi
problemi legati ai compagni di scuola, Procolo si trasforma in un uomo buono e
altruista ma purtroppo perde la vita. Questa opera può essere considerata anche
un romanzo di formazione, poiché i due personaggi protagonisti si evolvono
positivamente e acquisiscono maggior consapevolezza. Benvenuto prende coscienza
della realtà delle cose e dei mali del mondo grazie alle parole del vento
Matteo, il quale rappresenta il tempo passato, la vecchiaia e la morte; infatti
al termine della storia, Matteo avverte il bambino di essere sul punto di
dissolversi per sempre e inoltre che quella sarà la notte (la notte dell’ultimo
dell’anno) che segnerà la fine dell’infanzia per Benvenuto, perciò dopo egli
non riuscirà più a capire né il linguaggio degli animali, né degli alberi, né
quello del vento; i bambini, liberi da pregiudizi, sono infatti gli unici
capaci di vivere in rapporto con la natura e con gli animali, ma questa
sintonia viene purtroppo persa nel passaggio alla maturità, anche se talvolta è
possibile stabilirla, come nel caso del colonnello Procolo.Dunque
nel finale tutto è spiegato, non è presente ancora la componente dell’assurdo,
i personaggi seguono percorsi razionali, in particolare quello del colonnello
ha uno schema preciso: colpa (tenta di uccidere Benvenuto), espiazione (paga le
proprie colpe con la morte), purificazione e riammissione degradata (gli
animali perdonano Procolo).Il
concetto di colpa è un elemento importante: in questo caso, in maniera logica,
è la colpa a condurre all’espiazione, mentre in opere successive, dove domina
l’assurdo, l’espiazione di una colpa si verifica senza alcuna motivazione, si
trasforma in un fatto ineluttabile che può avvenire anche all’improvviso (ad
esempio nei racconti intitolati “Una cosa che comincia per elle” e “Eppure
battono alla porta”).
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