mercoledì 25 marzo 2015

Il segreto del Bosco Vecchio



“Il segreto del Bosco Vecchio” narra la storia di un orfano, Benvenuto, al quale lo zio Antonio Morro, prima di morire, ha lasciato in eredità gran parte del territorio boschivo di Valle di Fondo; allora il ragazzo viene affidato ad un altro zio, il colonnello Procolo, un uomo freddo e solitario che nessuno ha mai visto sorridere, a cui spetta il Bosco Vecchio, il bosco più antico e il più bello di tutta la vallata, abitato da creature magiche, i geni, capaci di assumere sembianze umane, da animali parlanti e dal vento Matteo, anch’esso con capacità di linguaggio. Benvenuto subisce prepotenze dai compagni di scuola ed è odiato da Procolo, poiché il ragazzo possiede rispetto a lui un’eredità molto più grande; per questo motivo l’uomo, con l’aiuto del vento Matteo, tenta di ucciderlo abbandonandolo nel bosco, ma fallisce. Nel corso della narrazione però il colonnello si evolve, riesce a voler bene al ragazzo e ad apprezzare la natura, promettendo ai geni del Bosco Vecchio di non abbattere più alberi. Alla fine Procolo dà la propria vita per salvare quella del nipote, anche se in realtà questi non si trova veramente in pericolo, ma questo fatto è soltanto una bugia raccontata al colonnello dal vento Matteo per dimostrare che il burbero e, inizialmente, malvagio uomo, si è trasformato e non è più intenzionato ad uccidere Benvenuto. Benvenuto, a questo punto della narrazione, si appresta ad abbandonare l’età incantata della fanciullezza per inoltrarsi nella razionale maturità.“Il Segreto del Bosco Vecchio”, scritto in un linguaggio colloquiale-quotidiano e con un lessico caratterizzato da frequenti cadenze parlate, appartiene al genere favolistico, più che al fantastico vero e proprio, poiché in quest’ultimo il personaggio, e di conseguenza il lettore, si pone costantemente in bilico tra razionalità e apparenza, tra credibilità ed esitazione, mentre nel primo il personaggio si trova in perfetta sintonia con la vicenda, risultano del tutto normali situazioni sovrannaturali, per esempio che il vento sia capace di parlare. Buzzati attinge, in maniera abbastanza evidente, al repertorio di Grimm e di Andersen e riprende anche tematiche trattate da De Amicis (l’infanzia infelice accanto al motivo del collegio e a quello della cattiveria dei compagni e degli adulti). Come nelle favole, la storia termina con un lieto fine: il bosco è salvo, Benvenuto è cresciuto e ha superato i suoi problemi legati ai compagni di scuola, Procolo si trasforma in un uomo buono e altruista ma purtroppo perde la vita. Questa opera può essere considerata anche un romanzo di formazione, poiché i due personaggi protagonisti si evolvono positivamente e acquisiscono maggior consapevolezza. Benvenuto prende coscienza della realtà delle cose e dei mali del mondo grazie alle parole del vento Matteo, il quale rappresenta il tempo passato, la vecchiaia e la morte; infatti al termine della storia, Matteo avverte il bambino di essere sul punto di dissolversi per sempre e inoltre che quella sarà la notte (la notte dell’ultimo dell’anno) che segnerà la fine dell’infanzia per Benvenuto, perciò dopo egli non riuscirà più a capire né il linguaggio degli animali, né degli alberi, né quello del vento; i bambini, liberi da pregiudizi, sono infatti gli unici capaci di vivere in rapporto con la natura e con gli animali, ma questa sintonia viene purtroppo persa nel passaggio alla maturità, anche se talvolta è possibile stabilirla, come nel caso del colonnello Procolo.Dunque nel finale tutto è spiegato, non è presente ancora la componente dell’assurdo, i personaggi seguono percorsi razionali, in particolare quello del colonnello ha uno schema preciso: colpa (tenta di uccidere Benvenuto), espiazione (paga le proprie colpe con la morte), purificazione e riammissione degradata (gli animali perdonano Procolo).Il concetto di colpa è un elemento importante: in questo caso, in maniera logica, è la colpa a condurre all’espiazione, mentre in opere successive, dove domina l’assurdo, l’espiazione di una colpa si verifica senza alcuna motivazione, si trasforma in un fatto ineluttabile che può avvenire anche all’improvviso (ad esempio nei racconti intitolati “Una cosa che comincia per elle” e “Eppure battono alla porta”).



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