"Il
fatto è questo, io mi trovo vittima di un crudele equivoco. Sono un pittore il
quale, per hobby, durante un periodo purtroppo alquanto prolungato, ha fatto
anche lo scrittore e il giornalista. Il mondo invece crede che sia viceversa,
le mie pitture quindi non le può prendere sul serio. La pittura per me non è un
hobby, ma il mestiere; hobby per me è scrivere. Ma dipingere e scrivere per me
sono in fondo la stessa cosa. Che dipinga o scriva, io perseguo il medesimo
scopo, che è quello di raccontare delle storie" (Dino Buzzati, “Vecchia auto”, Lossa, Milano, 1968).
Il percorso artistico di Buzzati si può distinguere in tre periodi: il primo, del simbolismo, dal 1923 al 1930, il secondo dal 1930 al 1964, detto del surrealismo figurativo, e l'ultimo, dal 1964 al 1972, della pop art italiana. I primi approcci di Buzzati alla pittura coincisero con la conoscenza dell'arte metafisica di Giorgio De Chirico e di Alberto Martini, e solo in seguito fu influenzato dal surrealismo francese di Chagall e Magritte. E' tuttavia, in un secondo momento, il venire a contatto con le neoavanguardie artistiche degli anni Sessanta che segna la fase artistica più matura e originale di Buzzati, da collocare, come detto, nel contesto della "Pop-art" italiana.
La famosa invasione degli orsi in Sicilia |
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